Sucesso per la conferenza "Insegnanti che non si dimenticano"

Insegnanti che non si dimenticano. Un contributo della psicologia alla difficile arte dell’insegnare

DSC 0603Grande consenso per l’ultima conferenza organizzata dal Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Valle d’Aosta, e patrocinata dall’Assessorato Istruzione e Cultura, dal titolo “Insegnanti che non si dimenticano - Un contributo della psicologia alla difficile arte dell’insegnare”, svoltasi presso il Salone delle Manifestazioni di Palazzo Regionale ad Aosta, gremito di pubblico, giovedì 11 febbraio. L’iniziativa era finalizzata a parlare delle problematiche connesse alla pratica dell’insegnamento e all’importante funzione del rapporto alunno-insegnante, ospite e relatore d’eccezione il Professore Massimo Recalcati, tra gli psicanalisti più noti in Italia.
I temi trattati durante la conferenza sono stati molteplici: il Prof. Recalcati ha avuto la capacità, attraverso la sua storia personale, in modo chiaro e schietto, di parlare al cuore di ciascuna persona presente in sala e, come ha sottolineato al termine della conferenza la Dottoressa Caterina Quarello, del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi, il Prof. Recalcati ha avuto la capacità di parlare al fanciullo che siamo stati, di farci tornare con la mente al passato e di pensare se anche per noi c’è stato un’insegnante che ci ha cambiato la vita. Molte delle riflessioni che il prof. Recalcati ha condiviso nel corso della serata sono raccolte nel libro L'ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento, Einaudi Editore, Collana Super et Opera Viva del 2014.


DSC 0557Ha portato i saluti istituzionali Emily Rini, Assessore all’Istruzione e Cultura: “Quello presente è un momento particolare per la scuola, la profonda riforma dell’istruzione riguarda il Paese intero ma anche la Valle d’Aosta. Voglio sottolineare la parola arte che è stata utilizzata nel titolo: mi piace molto, è la valorizzazione per una professione che spesso non ha il giusto riconoscimento”. E aggiunge “L’arte sta nell’empatia che l’insegnante riesce a creare con i ragazzi in una società che cambia rapidamente e con essa la famiglia, e per questi motivi il ruolo del docente è importante”. Interviene a fare gli onori di casa anche Alessandro Trento, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Valle d’Aosta: “Voglio soffermarmi sulla frase virgolettata che abbiamo riportato nella promozione per la conferenza: La mente non è un vaso da riempire ma un fuoco da accendere. Ecco, il termine fuoco, calore riporta al termine relazione che rappresenta quello di cui ci occupiamo noi psicologi. Mantenere vivo questo fuoco è il compito difficile degli insegnanti, perché l'insegnamento può avvenire solo all'interno di una relazione in cui viene coltivata costantemente la curiosità che sta alla base del bisogno di esplorare e conoscere naturale di ciascun bambino e ragazzo. Questo, nella complessità del mondo scolastico attuale, è un compito ancor più delicato e complesso”. Continua Trento: “La psicologia negli anni ha colto questa complessità interfacciandosi sempre più frequentemente con il mondo della scuola e attivando in modo capillare gruppi di lavoro sulla psicologia scolastica. Anche la scuola negli anni ritengo abbia saputo accogliere tale complessità cercando modalità nuove per affrontare i problemi di oggi. La conferenza di stasera vuole essere un contributo al dialogo tra i diversi attori che si occupano della crescita e dell'istruzione dei minori”
DSC 0551Interviene poi Massimo Recalcati iniziando con una domanda “Cosa autorizza uno psicoanalista a parlare di scuola?” “La scuola è il tempo della formazione e la formazione della nostra vita è il risultato degli incontri che abbiamo fatto. Nella scuola avviene il processo di formazione e la scuola è il luogo degli incontri, in primo luogo tra generazioni, poi tra famiglia ed istituzioni e ancora di incontri d’amore, i primi. Questi incontri possono essere cattivi o buoni” motiva così la domanda il professor Recalcati.
L’incontro cattivo di Recalcati nella scuola risale al 1968 alle scuole elementari, dove la sua maestra generava paura, non autorità, e dove l’omologazione era la parola chiave del suo insegnamento: la maestra diceva ai bambini che erano viti storte e che suo compito era quello di raddrizzarle.
“Il cattivo incontro chiude il mondo, tutti devono essere uguali e pensare nello stesso modo, il cattivo incontro genera violenza, non dobbiamo avere nostalgia di questo modello di scuola” dice ancora Recalcati.
Ma per fortuna esistono anche incontri buoni grazie ai quali un’ora sola di lezione può cambiare una vita: l’8 marzo del 1976 l’insegnante Giulia entra nella vita di Recalcati e la cambia per sempre. Con gioia Recalcati racconta “In una scuola di estrema periferia milanese, per soli maschi il cui destino era quello di andare a lavorare la terra, arrivano questi occhi grandi e si inizia a parlare di poesia, di letteratura. Un buon incontro genera trasporto e l’esperienza di mondi che si aprono e si moltiplicano”.
Da qui un suggerimento agli insegnanti per arrivare a quello che Recalcati chiama “Il miracolo della didattica” “Un insegnante deve fare il suo mestiere, non deve riempire una zucca vuota e non deve educare in senso stretto, ma deve far diventare la scuola una luce che apre i mondi, non solo al sapere, per quanto importante, ma deve creare curiosità del sapere, desiderio, ed è così che si crea il miracolo della didattica, ovvero il libro diventa un corpo, che ha un profumo, un volto”.  
Se l’insegnante riesce a fare questo trasforma gli allievi in amanti e diventa “erotica della didattica”, per cui l’amante desidera sapere e qui si ha il primo miracolo della scuola, i libri diventano corpi. Aggiunge ancora Recalcati “Quando l’insegnante spiega bene quello che sa è cultura, e se c’è cultura e i libri sono corpi, i corpi saranno libri e quindi come tali saranno trattati, con pazienza, attenzione, cura, amorevolezza e dedicando il giusto tempo. Questo è il secondo miracolo della scuola”.


DSC 0560Al termine della conferenza dopo alcune domande del pubblico Recalcati dice ancora, parlando della scuola oggi e anche della riforma scolastica:
“Non si può insegnare a nessuno ad insegnare, l’insegnante è come un artigiano che va a bottega, come può essere per un falegname o un calzolaio, attraverso la parola impara e trasmette, la parola è il suo attrezzo di lavoro e non deve avere paura di sbagliare, di inciampare”. E parlando ancora della scuola: “ha bisogno del dispositivo, delle regole, delle prove per funzionare, anche se si rischia di essere stritolati dal dispositivo, io sono un grande sostenitore della scuola dell’obbligo perché è la forbice che taglia il cordone ombelicale” e parlando della scuola di oggi sottolinea come “la scuola e gli insegnanti vengono da una parte svalorizzati e dall’altra caricati di molte responsabilità, si è rotto il patto tra famiglia e scuola, i figli sono sostenuti sindacalmente dai genitori e il rischio è che la scuola diventi o un parco giochi o ancora solo quelle della tre I  Inglese, Informatica e Impresa”. E Recalcati chiude con un auspicio: “Sarebbe invece importante da una lato valorizzare i bravi insegnanti e allontanare quelli peggiori, dall’altro poter valorizzare le inclinazioni degli studenti, questa sarebbe la scuola del desiderio”.


Massimo Recalcati, tra i più noti psicoanalisti in Italia, insegna Psicopatologia del comportamento alimentare presso l’Università degli Studi di Pavia. È direttore scientifico della Scuola di specializzazione in psicoterapia IRPA  - Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata.
Nel gennaio del 2003, insieme ad alcuni amici e colleghi, ha fondato Jonas Onlus Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi.  Ha svolto una intensa attività di supervisione clinica presso diverse istituzioni della salute mentale (Comunità terapeutiche, Centri di psicoterapia, SERT, Reparti ospedalieri) in diverse città: Bologna, Torino, Roma, Firenze, Milano.
Dal 2006 è supervisore clinico presso il reparto di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Il suo lavoro teorico sull’insegnamento di Jacques Lacan, le sue ricerche cliniche sulla Psicopatologia contemporanea, in particolare sull’anoressia, la bulimia e i disturbi alimentari, e la sua riflessione sulla figura del padre nell’epoca ipermoderna, sono diventati punti di riferimento e di formazione stabili e riconosciuti.